Intorno a questa definizione si snoda il mio personale punto di vista sulla funzione attuale del Counseling ed, in particolare, su ciò che finora si è inteso per “Counseling integrato”, di cui il “Counseling integrale” potrebbe rappresentare una ulteriore evoluzione.
Nonostante l’integrazione dei modelli utilizzati, il concetto di “integrale”, a differenza di quello di integrato, sfugge alle strettoie del modello, per essere piuttosto utilizzabile come un paradigma (1). La scelta dei poli non dovrebbe essere vagamente eclettica, ma offrire un quadro abbastanza sistematico, tale da poter dare una chiave di lettura congruente, non dogmatica, dell’impostazione teorica di fondo: il concetto di Identità della persona e delle interazioni coi suoi mondi vitali; cosa di cui si occupa, in modo più specifico di altri modelli, il Counseling relazionale.
Troppe scuole di Counseling sono oggi sulla piazza e, rispetto alla dispersione dei modelli e dei loro campi di applicazione, ritengo necessario tornare alla matrice antropologica che il Counseling, per sua natura, possiede. Spero si sia compreso che intendo trattare questo argomento dal punto di vista dell’ approccio umanistico, a mio parere necessario, sebbene non sufficiente, a fondare l’idea che l’integrità della persona riguardi la completezza del suo benessere psicofisico, e che questo sia il principale obiettivo dell’umano: frutto di una ricerca, interna ed esterna alla persona stessa, in sintonia con l’ambiente in cui vive. La tematica non è priva di conflitti personali e relazionali, per i quali talvolta il soggetto necessita di un supporto professionale, come quello che il Counselor può fornire, nella peculiarità del suo approccio personalistico, in assenza di particolari patologie, sia proprie che del cliente.
La mia formazione di Counselor integrale si delinea come una conseguenza, più o meno logica, della frequentazione di convegni, seminari e laboratori di varie Scuole, i quali, una volta filtrati negli aspetti a me più consoni, hanno determinato la scelta successiva di aderire a Pre.Pos. (Prevenire Possibile), condensata in una serie di affermazioni da me condivise, prima fra le quali:
“… Il Counselor opera mediante relazioni di affinità sociosolidale con il cliente; egli diventa ciò di cui il cliente ha bisogno al fine di sviluppare quelle dimensioni dell’umano ancora ignote o critiche per il cliente. Sono infatti le relazioni che conducono l'essere umano a diventare persona e l’ “umano” si sviluppa e diventa personalità laddove ci siano relazioni di affinità elettiva…
Il disagio che il counseling affronta nasce invece dalle esperienze e dai vissuti di relazioni oppositive …. i rapporti umani vengono imbrigliati all’interno di tali trappole relazionali, l’evoluzione verso la costruzione di una personalità armonica è costretta in copioni ripetitivi e limitanti di comportamento”.
(“L’umanità del Counselor”. Atti Ricerca Nazionale sulla Professione di Counselor. Staff PREPOS, Tolentino 2009 )
Ciò che mi accingo ad esporre è ovviamente anche la risultante di una serie di esperienze personali che, modificando il mio modo di vedere la vita, hanno influito sulla mia idea di formazione della persona. A questo proposito ho riconosciuto nel Counseling uno strumento pedagogico e sociale di grande importanza in ogni contesto: gli studi e le pratiche rivolte all’emancipazione della persona devono però rispettarne la globalità, unita alla necessità di una nuova frontiera dell’educazione che si apra al pluralismo culturale.
Inutile dire che i mezzi di comunicazione, verbali e non verbali, prestano un servizio irrinunciabile per ampliare tali frontiere, senza travalicare il nucleo dell’umano e dei suoi reali bisogni esistenziali; tra questi emerge una “vita di relazione” che sia soddisfacente, a partire da sé stessi, per estendersi al nucleo familiare, alla scuola ed alla collettività. Molto è dovuto al naturale ingegno che guida l’essere umano nell’utilizzo di immagini archètipe, che, in quanto intrinsecamente condivise, ne arricchiscono il potenziale comunicativo. Coloro con i quali sono entrata in contatto diretto, nel corso delle mie attività singole ed associative, conoscono l’enorme importanza che attribuisco alla mediazione artistica, che uso comunemente durante le lezioni di Filosofia; qualcuno conosce anche l’impegno da me profuso nei laboratori di Scrittura creativa e di Arte-terapia.
Segue una descrizione, intenzionalmente sintetica, seppure articolata nei sette principali Steps che hanno finora caratterizzato la mia formazione “esperienziale” ascrivibile alle competenze di un Counselor:
1) La valigetta degli attrezzi
2) Le Comunità del Progetto Uomo in Calabria
3) San Michele uccise il drago
4) Counselor è un modo di essere
5) Molteplici antidoti per un’unica azione di cura
6) L’incontro con Prepos
7) Tornare a Scuola