... “Tre anni fa, dopo una accurata ricerca su Internet, mi sono recata, in piena estate, su un litorale siciliano, a cercare il Centro W.D. Presto tornerò in quel luogo, o in zone limitrofe di collina, dove ogni anno, per tre giorni di un fine settimana, partecipo, insieme ad un nutrito gruppo di persone di varie provenienze, ad un insolito Seminario. Quella prima volta ero assai contrariata dalle difficoltà incontrate nel percorso; una volta arrivata, sono stata quasi delusa del luogo scelto per quel Seminario. Dissi subito: cosa dobbiamo fare in una palestra? Credevo di trovare un giardino, un luogo mistico, non dico una pagoda, ma almeno … e poi, tutta questa gente attrezzata con stuoia e bandana … chi sono, che fanno nella vita? Troppe domande.
Varcata la soglia, il luogo è un “altrove” dove vige il silenzio. Non occorrono che il sorriso e la disponibilità dei nostri animi, predisposti ad una sorta di iniziazione. I miei nuovi amici, M. ed S., mi sono venuti incontro sorridendo; non ci conoscevamo, eppure ci siamo incontrati sulla stessa “lunghezza d’onda”; presto capirete perché. Loro hanno suonato i tamburi per tutti noi, per ore, tranne brevi intervalli, e così nei due giorni successivi. Hanno suonato per noi come due apprendisti stregoni, dissociando le loro teste di scienziati da una nuova ed insolita funzione: con la postura accovacciata ed il capo eretto, con lo sguardo animico ma attento, donando le braccia nude alla manualità essenziale dei suonatori di tamburo, prestando il corpo umile alle movenze rituali.
Tutte le premesse ....... per un Mantra rigeneratore.
Tutte le premesse ....... per un Mantra rigeneratore.
In un angolo, nella penombra, ho visto arrivare un individuo abbastanza singolare; un nepalese moro e di media statura, dal portamento carismatico: lo Jankri che aspettavamo con ansia.
Accuratamente, egli ha srotolato un tappeto, posandovi sopra un ameno bagaglio, che era stato avvolto, durante il viaggio, entro morbidi panni, come fosse una creatura. Egli ha amorevolmente disposto presso di sé il tamburo “dyangro”, la coda dello yak ed altre cose a lui familiari. Infine, si è adornato del suo costume tradizionale, denso di simboli, con la calma di chi vive una temporalità alternativa al nostro presente. Lo Jankri, B.N.B., si è guardato intorno umilmente; ha fatto un cenno di saluto con le mani giunte ed un lieve inchino della fronte; poi mi ha sorriso, allargando le palme infantili, le braccia muscolose e giovani, lo sguardo da animaletto avvezzo alla trasformazione. Io non ho potuto fare altro che abbracciare un essere umano migliore di me, con tutto ciò che di prezioso aveva da dare… “
Tratto da:” Appunti di viaggio verso l’umano” di Milena Manili
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