Genitori, educatori, o Counselor, siamo pur sempre i membri di un insieme: siamo le parti - non trascurabili - di una “comunità educante”. Per questo possiamo prenderci cura dei giovani ed osservare insieme i pericoli che oggi incombono sulla loro crescita, in una società ad alto rischio di dispersione umana. Infatti, sebbene essa sia ricca di saperi, come dimostrano i numerosi convegni, che si sovrappongono intorno alle tematiche più attuali, in realtà questa è una società molto permissiva e poco “trasmissiva”. Tutto o quasi tutto è possibile, ma poco viene realmente trasmesso a chi ne ha bisogno. A mio modesto parere, anche il mondo di Prepos può fungere da comunità educante.
“Prevenire è possibile”: bisogna però assumersi delle responsabilità verso i giovani, acquisire gli strumenti più efficaci per poterli educare verso la loro crescita in qualità di “persone”. Possiamo certamente insegnare loro a difendersi dai messaggi ingannevoli e seduttivi dei mass-media. Troppe sollecitazioni spingono oggi i ragazzi ad acquisire dei modelli di condotta trasgressivi, senza avere avuto la capacità di recepire in modo critico i messaggi, talvolta pericolosi, che li coinvolgono emotivamente; specie nell’età in cui essi sono più fragili, o in occasione di separazioni, frustrazioni e traumi che li vedono indifesi, spesso abbandonati a sé stessi, senza una guida amorevole, né una formazione adeguata. Un esempio abbastanza significativo di quanto affermo, potrebbe essere quello di osservare una “prima classe di recupero”, nelle scuole superiori.
Molti ragazzi hanno già sedici anni; non sanno leggere in modo fluente; non hanno l’abitudine di scrivere; usano il computer come fosse un giocattolo: ne conoscono il meccanismo ma non si curano dei contenuti che esso trasmette. I ragazzi coltivano pochi sogni o dicono che sono impossibili; le ragazze amano le pop stars, i trucchi e le griffe; i ragazzi sono attratti da status symbol come automobili e sport remunerativi, ma non hanno la minima idea di come coltivare le proprie ambizioni. Chi più e chi meno, maschi e femmine, ritengono difficile esprimere le proprie emozioni; vi sono anche giovani studenti con una confusa identità sessuale ed una enorme difficoltà di essere ascoltati. Ben pochi di questi adolescenti conoscono il valore dei sentimenti. Ciò spiega il motivo per cui, parlando in senso lato, la comunità educante è spesso, in realtà, diseducativa, mentre i ragazzi sono facili prede. Forse abbiamo perso il senso dei nostri rispettivi ruoli?
I nostri ragazzi si mostrano svogliati e, mentre la maggior parte di loro accolgono passivamente la quotidianità, cercano gruppi, ma anche “modelli” e “guide” che li facciano sentire protetti, ovvero scelgono delle persone di riferimento “forti”, senza analizzare la loro onestà e liceità. Certo è, che dovremmo essere noi adulti i primi, a saper discernere le vere guide da quelle false, inadatte a compensare i bisogni più autentici della persona, fra cui quello di gestire le proprie risorse. D’altra parte, noi adulti sembriamo avere perso anche il senso della responsabilità, il gusto della condivisione, il significato di quell’amore che dispiega spontaneamente le proprie energie a favore del prossimo, oltre la routine ed oltre ciò che il puro e semplice “mestiere” prescrive. Secondo il mio modo di vedere, Prepos può fare molto per intervenire nel campo dell’educazione, e forse già lo sta facendo.
Fra i progetti da me realizzati in ambito psico-pedagogico, ho avuto modo di cògliere vari spunti, attraverso i quali poter promuovere nuove forme di apprendimento: empatico, riflessivo, critico, creativo. Ognuno di questi spunti non può, ovviamente, prescindere dalla scrittura autobiografica, di cui Carmela Mantegna è “maestra”. Scrittura che, come lei stessa afferma, è “una finestra spalancata sulla vita…” che ti consente di uscire da un copione autolesivo e di lasciar passare solo ciò che arricchisce la singola persona nel rapporto con sè stessa e con "gli altri”.
Quelle che ho praticato nel corso degli anni sono delle metodologie socio-educative che, pur applicandosi in contesti abbastanza circoscritti, come l’aula scolastica e la comunità, hanno mostrato una discreta efficacia nel saper gestire gli aspetti negativi della comunicazione mediatica.
La mia formazione di Counselor e la supervisione di Carmela Mantegna, mi stanno donando una ulteriore possibilità: sul piano umano e professionale il Counseling consente infatti, anche attraverso la narrazione autobiografica, di potenziare e promuovere gli aspetti positivi della comunicazione efficace, così importante nella vita di relazione: della coppia, del gruppo di pari, delle professioni “competitive”.
Anche i Laboratori Prepos assumono, sotto questo aspetto, una funzione pratica di grande importanza, che acquista maggior valore nella società della differenziazione e della pluralità delle culture, oggi presenti in ogni area geografica del mondo.
Senza troppe sovrastrutture, ciò di cui, forse, molti di noi hanno oggi maggiore bisogno nella vita di relazione, è la capacità di ascoltarsi, per conoscersi meglio, per rapportarsi autenticamente alle altre persone: saper guardare con gli occhi della mente e del cuore, “oltre le parole” e, fin da giovani, imparare a "smascherare" le strategie comunicative più intriganti e “manipolatorie”.
M.M.
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