Un "filo invisibile" è quello che lega l’uomo alla propria natura originaria, prima ancora di legarlo, come persona, alla collettività cui appartiene.
Il Counseling Relazionale riallaccia questo filo invisibile, perché in esso l’essenza dell’umano precede l’identità della persona, che si forma nella vita di relazione.
L’uomo non può rinunciare a realizzare le proprie necessità antropologiche: semplicemente, egli impara ad adattarle alle circostanze, a regolarle in base al proprio ciclo di vita, a costruire con gli altri delle relazioni significative, in modo tale che ognuno possa, individualmente, tanto “assimilarsi” quanto “differenziarsi” dall’altro con cui si rapporta.
Lo scambio comunicativo, sia esso verbale o non verbale, sembra essere il mezzo più adatto a favorire l’interazione umana. Il "dialogo empatico” è, in modo particolare, il mezzo più efficace per produrre un reciproco riconoscimento, una migliore motivazione interna, uno sviluppo di energie positive ed, ovviamente, una realizzazione adatta alla persona.
Questo è il nucleo concettuale della mia Tesi di Counseling, discussa a Nomadelfia il 24 Settembre 2011.
Per ulteriori approfondimenti: milena.manili@yahoo.com