Sto tornando, lentamente, sebbene animata da una turbolenza interiore che, prima o poi, potrà produrre qualcosa di buono. Che cosa, non lo so, dipende da ciò che sono o vorrei essere. Io credo di essere una produttrice di cultura ed a volte, anzi, mai come adesso, è molto difficile afferrarla. La cultura è qualcosa che, mentre si costruisce, si scompone e si ricompone, si affaccia al mondo e poi si ritrae, pur non essendo nulla di effimero, anzi, essa è materia, viva e permeabile, nel flusso dell'esistenza.
Comunque, io ci sono, e questo mio esserci è irrinunciabile, anche se talvolta imponderabile. Insomma, sono qui: penso, scrivo, e dipingo. Penso con il cuore, scrivo col pennello, dipingo con penna e matita... Un pò di confusione? Non credo. Chi è convinto che le cose debbano andare in modo diverso? Che per pensare occorra solo la testa, o per dipingere bastino le mani... ? Io non la chiamerei confusione, nè come dicono alcuni, alienazione. Per me questo stato d'animo, che mi ha tenuto come sospesa, è piuttosto quella strana, piacevole, garbatamente inquieta "alchimia" che segue ad un periodo di oblio, di trasalimento, di macerazione, dal quale potrebbe emergere una nuova consapevolezza.
"Quasi quasi ci siamo", mi dico: devo darmi tempo e spazio, e forse una volontà di ri-posizionarmi in modo diverso, nei confronti di una nuova realtà, che si mostra difficile ed ingrata, critica. Lo è per tutti, lo so.
"Quasi quasi ci siamo", mi dico: devo darmi tempo e spazio, e forse una volontà di ri-posizionarmi in modo diverso, nei confronti di una nuova realtà, che si mostra difficile ed ingrata, critica. Lo è per tutti, lo so.
D'altra parte, sono sempre più convinta che la trasformazione sia una delle molle principali della vita.